Miti, leggende, credenze popolari e
significati sull’archetipo di Saturno/Cronos
“Questo un secolo fu purgato, e netto,
D'ogni malvagio, e perfido pensiero,
Un proceder leal, libero, e schietto,
Servando ogn'un la fe, dicendo il vero.
Non v'era chi temesse il fiero aspetto
Del giudice implacabile, e severo;
Ma giusti essendo allhor, semplici, e puri,
Vivean senz'altro giudice securi.”
Ovidio – Metamorfosi
Così Ovidio descrive l’Età dell’Oro nel libro I delle celebri “Metamorfosi.
Il concetto di questo periodo aureo compare per la prima volta nel poema “Le opere e i giorni”di Esiodo poeta greco dell’VIII secolo a.c.
Qui Esiodo tenta di dare un supporto etico al racconto mitologico teorizzando le Età dell’Oro, dell’Argento, del Bronzo, degli Eroi ed infine del Ferro che coinciderebbe ancora con il mondo attuale.
Senza addentrarci nell’interessante resoconto esiodico ci interessa ora capire i significati di questa epoca prima, l’età aurea, il cui nostalgico ricordo, decantato da grandi filosofi e poeti greci come il già citato Ovidio e da Platone, arriva fino ai nostri giorni.
Questa Età dell’Oro è il tempo associato a Cronos, dio greco che transita nella mitologia italica associandosi al latino Saturno, divinità delle messi e dell’abbondanza la cui sposa è Opi, dea della fertilità.
Un periodo, si racconta, in cui era sempre primavera, in cui uomini e dei vivevano insieme, non vi era alcuna distinzione sociale, né necessità alcuna di regolamenti e leggi poiché gli uomini erano retti e rispettosi per natura e ciò permetteva loro di vivere in perfetta armonia con la natura e con gli altri uomini tanto da permettersi di non lavorare affatto nutrendosi dei frutti che la madre terra, in eterna pienezza della sue grazie, spontaneamente offriva loro.
Si racconta poi nel poema di Esiodo come, passando attraverso le altre epoche, sia infine arrivata l’ultima generazione umana ancora vivente sulla terra nell’Età del ferro, un’epoca, ci racconta il poeta, in cui la natura umana è innatamente malvagia e l’unica possibilità di conquista della rettitudine è il lavoro che Esiodo mette in relazione soprattutto con l’agricoltura.
Attraverso l’agricoltura l’uomo ristabilisce il suo patto con la natura e con gli altri uomini ed apprende le leggi intrinseche che governano la vita sulla terra, una sintonia che egli non porta più naturalmente dentro di sé.
Esiodo stesso era un agricoltore e nel suo poema troviamo la descrizione del lavoro agricolo e dei periodi propizi in cui compiere non solo le operazioni agricole ma anche concepire figli o iniziare altre attività.
Nella simbologia e nella pratica dell’Alchimia Saturno mantiene per certi versi il carattere di una divinità giustiziera ma portatrice col tempo, di cui peraltro è maestro supremo, di durature ricchezze.
Il dio dell’Età dell’Oro è connesso appunto con il Tempo: delle stagioni, dei cicli naturali e dunque anche con l’Agricoltura.
Saturno è per eccellenza un dio terreno e l’astrologia bene lo definisce attraverso il principio di costrizione e di concentrazione che tuttavia a livello ontologico non coincide con il dolore e la sofferenza attribuiti comunemente al principio saturniano.
Saturno rappresenta la condensazione dell’energia in un campo e in una forma definiti, il suo principio è apprendimento delle leggi che governano la vita nella materia attraverso ripetute lezioni che lavorano, come i cicli dell’alchimia, la materia grezza cioè le caratteristiche e gli impulsi personali portandoli ad un livello più alto di definizione e di identificazione.
E’ il dio giustiziere solo perché rivela i limiti così come le possibilità.
Come padre del tempo Saturno separa le energie dall’unico primordiale (il principio uraniano) mettendo così in moto il ciclo dell’evoluzione.
Meno preso in considerazione è, da un certo punto di vista, l’episodio mitologico con cui Saturno usurpa il padre Urano: con l’evirazione del padre, Saturno libera la madre Gea separandola da Urano che giaceva costantemente su di lei e così facendo permette anche ai suoi figli di uscire dal suo grembo.
In questo modo Saturno libera se stesso e i fratelli, permette loro di esistere distintamente dal padre e rappresenta perciò, da un punto di vista della psicologia del profondo, il principio di individualità e di individuazione.
Analizzando le relazioni tra l’influenza di Saturno e lo stato di Grazia descritto nel racconto dell’età dell’Oro è interessante vedere come mito questo torni nella Divina Commedia di Dante in connessione al Paradiso terrestre.
Dante affida a una fanciulla la narrazione di questa terra di grazia nel canto XVIII del Purgatorio: in questo luogo i fiumi scorrono costanti provenendo da “salda fonte” perciò queste acque non sono soggette a l’alternanza di piene e secche (“L'acqua che vedi non surge di vena che ristori vapor che gel converta, come fiume ch'acquista e perde lena; (..) “
Si tratta della descrizione di un ordine ontologico che l’uomo ha smarrito, di una stabilità interiore ed esteriore, che deriva dall’allineamento all’orologio cosmico a cui egli non è più sintonizzato e di cui conserva un vago ricordo.
L’archetipo di Saturno rappresenta perciò, tra le altre cose, la necessità di re-indirizzare le nostre intenzioni e i nostri desideri verso una giusta direzione per godere ancora della Grazia concessa agli uomini giusti nell’età dell’oro.
La Bilancia non è una delle costellazioni più antiche: essa si trovava un tempo spartita tra le vicine costellazioni dello Scorpione e della Vergine.
Entrambe le costellazioni della Vergine e della Bilancia vennero poi col tempo messe in relazione con dea Dike,
La Vergine è invece un'antichissima costellazione la cui stella più brillante è Spica, spiga di grano simbolo al contempo dell'abbondanza del raccolto e della Purezza.
Come dire che occorre essere qui ed ora, nel nostro piccolo pezzo di terra che ci è dato da coltivare, per poter arrivare molto più lontano con la mente e con lo spirito.
Tuttavia non è aspettando un cataclisma o qualche punizione solenne intuita o interpretata da testi arcaici che l’umanità potrà rinascere ad una vita migliore.
In questo senso Saturno ci invita non alla fatica e alla sofferenza ma alla semplicità e alla chiarezza.
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